lunedì 11 giugno 2012


COOPERATIVA SOCIALE "LE REDINI" PORTO VIRO
Dell’importanza dell’ippoterapia ha parlato, la sottosegretaria alla Salute Francesca Martini, che ha tra le sue deleghe la medicina veterinaria, il benessere animale e la riabilitazione: “Da una corretta relazione con il cavallo e con gli equidi in generale può trarre giovamento ogni persona e in particolare i bambini e coloro che soffrono di disagi fisici, psichici e sensoriali, nonché gli anziani.


Obiettivi generali dell'Ippoterapia a livello ludico-ricreativo sono:

Sviluppare la motricità fine e globale;
• Favorire l'apprendimento e lo sviluppo cognitivo;
• Favorire uno sviluppo emotivo, affettivo e adeguato a promuovere il benessere della persona.



Secondo recenti sondaggi, l’87% degli italiani ripone grande fiducia nell’ippoterapia, metodo di rieducazione psico-motoria che si avvale dell’uso del cavallo.
Se già Ippocrate consigliava lunghe cavalcate per combattere l’ansia e l’insonnia, la prima documentazione scientifica in materia risale alla metà del 700, quando il medico Giuseppe Benvenuti rende noti alcuni studi.
Diffusasi dapprima in Scandinavia e in Inghilterra, a seguito della seconda guerra mondiale, e successivamente anche negli altri paesi, (in Italia è stata introdotta nel 1975), la terapia si è dimostrata particolarmente efficace nella riabilitazione di soggetti con problemi neuromotori e anche in percorsi di tipo psicoterapeutico.
Molti, infatti, i risvolti positivi dell’ippoterapia da un punto di vista psicologico:il cavallo è un animale grande, che trasmette un senso di protezione, ed è capace di esprimere emozioni nelle quali facilmente ci si può riconoscere, rivestendo, quindi, un ruolo rassicurante. Per questo l’ippoterapia può rivelarsi molto utile per chi soffra di stati d’ansia, ma anche per chi si senta depresso o sfiduciato, perché, i medici dicono, montare a cavallo, che è un animale di grandi dimensioni, favorisce l’autostima e la fiducia in sé stessi. Inoltre, il contatto fisico con l’animale, il fatto stesso di prendersi cura di lui e di coccolarlo attraverso carezze, così come le manifestazioni di affetto che l’animale da in risposta, danno grande gratificazione.
(il periodico)

martedì 24 aprile 2012

Tempo fa ho avuto l'opportunità di fare questo tipo di esperienza aiutando un'amico aimè portatore di handicap dalla nascita. Inizilamente ero scettica perchè non avrei mai potuto cerdere che questa attività potesse essere tanto benefica, invece con mia grande meraviglia ho potuto vedere come fin dalle prime volte, accrescere in entrambi  una forte sinergia che portava giovamento ad entrambi. Un'emozione unica forte ed impossibile da descrivere, due esseri così apparentemente diversi che si univano in un'unica grande danza.
Al di fuori dell’ambito domestico, i cavalli si sono rivelati molto importanti per l’uomo: cavalcare aumenta l’autostima, produce un senso di indipendenza, accresce la fiducia in se stessi.
Una bella cavalcata poi coinvolge molti muscoli del corpo e garantisce un miglioramento dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, offre stimoli acustici, visivi, olfattivi e tattili.
Stare a cavallo aumenta anche il senso dell’equilibrio e permette un rilassamento sia fisico che mentale.
L’ippoterapia si è rivelata particolarmente efficace anche nella cura di bambini Down, in quelli autistici, nelle persone depresse, stimolando, attraverso i movimenti del corpo, la curiosità, la capacità di parlare, di memorizzare e lo sviluppo motorio.
Vedere un bambino Down sorridente e felice, in groppa ad un cavallo e la delicatezza dei movimenti dell’animale, sicuramente consapevole della sua missione, è uno “spettacolo” meraviglioso che ti riempie il cuore di gioia e di serenità.
"...da molti anni molti comuni offrono gratuitamente le proprie strutture, gli animali e il personale qualificato per consentire ai ragazzi con problemi psichici, motori o genetici di godere degli straordinari benefici dell'ippoterapia. Molti ritengono che siano necessari cavalli anziani o deboli, ma è vero il contrario. Gli animali devono essere forti, sani e ben addestrati, altrimenti il lavoro sarebbe controproducente. La cosa che più colpisce è notare come il cavallo si renda conto delle problematiche del suo cavaliere e di come partecipi attivamente per aiutarlo".
La possibilità di interagire con un essere vivo consente ai disabili di imparare a coordinare meglio i propri movimenti: il ritmo del cavallo è simile a quello umano e consente al cervello di assimilare per imitazione come, attraverso certi ordini, ci si possa spostare nello spazio, secondo diverse andature. I ragazzi sono sempre assistiti sia dal personale, che si occupa di tenere in sicurezza i cavalli, sia dai sei professionisti dell'´quipe medica psicologi, psichiatri, psicomotricisti che si occupano direttamente della terapia. Un'attività che si rivolge a quasi tutte le patologie (escluso chi ha problemi alla colonna vertebrale) e che, oltre all'aspetto neuromotorio, produce nei ragazzi un forte aumento della fiducia in se stessi. Molto importante è la socializzazione, soprattutto per chi, come gli autistici, ha problemi a relazionarsi con gli altri.
da :" il Giornale " roma

venerdì 30 marzo 2012

Con nessun altro animale, l’uomo ha strutturato un rapporto più intensamente emotivo, affettivo e di condivisione esistenziale esimbolica come con il “suo cavallo” che, come dice l’assioma, è sicuramente uno dei migliori amici. L'ha accompagnato per secoli nelle sue battaglie, nelle sue conquiste ed epopee, non in forma passiva, ma con coraggio, caparbietà,costanza, sicurezza,  mansuetudine,  sensibilità, tolleranza, semplicità, umiltà ed inoltre una spiccata intelligenza. (Romeo Lucioni– Alessandra Cova – Leticia Lucioni )


Un milione di anni prima dell'uomo i cavalli pascolavano sulle vaste praterie solitarie vivendo di voci che solo loro riuscivano ad ascoltare. Conobbero l'uomo come la preda conosce il cacciatore, perché prima di usare i cavalli per il suo lavoro, l'uomo li uccideva per la carne.
L'alleanza con l'uomo sarebbe stata sempre fragile perché il timore che egli aveva instillato nei loro cuori era troppo profondo per poterlo rimuovere.
Sin da quel primo momento del Neolitico in cui un cavallo venne imbrigliato ci furono alcuni uomini che l'avevano intuito. Essi potevano vedere nell'anima di quelle creature e lenire le ferite che vi trovavano. I segreti bisbigliati dolcemente nelle orecchie turbate: questi uomini erano conosciuti come i sussurratori.


                                                              (L’uomo che sussurrava ai cavalli )